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Mantieni in vita il tuo albero di natale e impara a mangiarlo
SCEGLIERE L’ALBERO DI NATALE
Arrivano le feste natalizie e spesso scatta il dilemma: compro un albero vero o uno finto?
Il costo è più o meno lo sesso, ma nella scelta subentrano altri fattori: qual è il più bello? Quale dura di più? Ma soprattutto qual è il più ecologico?
Personalmente non ho dubbi: scelgo l’albero vero, sempre. Anche perché gli alberi di plastica derivano dal petrolio, sono antiecologici e hanno la bellezza delle modelle rifatte.
Gli alberi di Natale veri sono di norma abeti rossi, tutti provenienti da vivai specializzati e venduti con un adeguato “pane di terra” che ne consente il mantenimento in vita.
Nell’acquisto controlliamo sempre che l’albero abbia il cartellino obbligatorio di coltivazione e di provenienza italiana. Meglio ancora se in possesso del certificato FSC® o PEFC che ne garantisce una coltivazione eco-sostenibile.
Acquistare un abete di Natale fa sviluppare inoltre un indotto economico che favorisce le aziende florovivaistiche italiane, ed evitare, per almeno una volta, di ritrovarsi il consueto “made in China” stampato su una corteccia (finta).
PERCHE’ E’ IMPORTANTE NON RIPIANTARE UN ALBERO DI NATALE
Passato il natale è assolutamente sconsigliato piantare il nostro albero in giardino o nel vicino parco. L’abete rosso vive in un areale tipicamente montano, sopra la quota di 1000 metri. Piantarlo nelle nostre città, al di fuori del suo habitat, significherebbe produrre crescite anomale della pianta con l’insorgenza di numerose patologie e conseguente rischio di stabilità dell’abete.
Allo stesso modo evitiamo di piantarlo nei boschi in montagna, perché non necessario ai fini ambientali: sono anni ormai che nelle Alpi italiane la foresta si accresce in superficie sottraendo spazi ai pascoli e alle praterie.
Se invece avremo cura per il nostro albero con le radici in vaso, potremo utilizzarlo per più anni. Innaffiamolo e mettiamolo in uno spazio luminoso e lontano da fonti di calore, non maltrattiamo i rami cospargendoli di vernici spray. L’abete ci ricambierà il favore profumandoci la casa di resina e oli essenziali e mantenendosi in forma per il Natale successivo.
In questo caso, finite le feste, l’abete andrà spostato all’esterno e bagnato ogni tanto.
Possono essere venduti come alberi natalizi anche i cimali di abeti che provengono da tagli forestali autorizzati. In questo caso avremo cura di tenere bagnata la base del tronco nel vaso per evitare una caduta troppo veloce di aghi e alla fine delle feste sarà materiale utile per la compostiera oppure sarà smaltito in discarica nella frazione organica.
UNA VALIDA ALTERNATIVA: MANGIARLO!
Il nostro abete mantenuto in vita può diventare anche un ottimo ingrediente in cucina.
Non siamo mai stai abituati a considerarlo cibo. In realtà può essere un alimento molto nutriente, ricchissimo ad esempio di vitamina C, gustoso e organoletticamente davvero interessante!
Senza ucciderlo possiamo approfittare dei suoi rametti durante tutto l’anno per insaporire brodi o realizzare infusi, creare balsamici sciroppi che possono diventare sorbetti, gelati, creme, utilizzare le gemme primaverili, tenerissime e saporite, come una normale verdura, cotte o in insalata!
La campagna EAT YOUR TREE di wood*ing wild food lab promossa in collaborazione con ERSAF è un’occasione unica per avvicinarci all’utilizzo del cibo selvatico ad integrazione della nostra dieta quotidiana!
Il cibo selvatico, disponibile nei nostri ecosistemi, è un’importante risorsa alimentare e culturale. Conoscere la possibilità di “raccogliere” oggi e di arricchire la nostra dieta con cibo selvatico, ci spinge ad approfondire la conoscenza e lo studio del mondo vegetale, delle piante disponibili e del loro uso, avvicinandoci all’etnobotanica e a comprendere il modo complesso con cui il cibo è legato alla nostra esistenza, alla salute del pianeta terra e ai suoi ecosistemi. Questo concetto è facile da dimenticare, abituati a procacciare ciò che mangiamo dagli scaffali di un supermercato o dal menù di un ristorante dove la disponibilità è immediata e priva di sforzi produttivi apparenti sia che essa sia bio o a km zero. Raccogliere i frutti spontanei da se significa riportare il contatto con la terra e con la fatica nella nostra esistenza e, anche se fatto solo sporadicamente, questo potrebbe comunque aiutarci a ristabilire una consapevolezza concreta delle materie di cui ci nutriamo e della loro origine.
In quest’ottica vediamo wood*ing e il nostro lavoro come un’opportunità per segnare una nuova strada oltre ai concetti e alle frontiere del bio e del km zero. la ricerca di wood*ing sul cibo selvatico si addentra nei temi di una POSSIBILE e VERA sostenibilità alimentare che coniuga, nel suo delinearsi, l’identità culturale dei luoghi e dei tempi passati e presenti, la storia sociale e culturale dei popoli e del pianeta, l’importanza della biodiversità naturale.
Testi di wood*ing wild food lab e Alessandro Rapella, Ersaf
La foraging academy parte proprio con l’obbiettivo di formare in modo completo chef, mixologist e chi utilizzerà sempre più queste materie riguardo le basi fondamentali del foraging, l’educazione ambientale, il riconoscimento non solo di piante e radici ma anche degli ecosistemi che ospitano le specie vegetali utilizzate, le regole per la tutela, le linee base dell’etnobotanica, i metodi corretti di conservazione e fermentazione degli alimenti e l’identificazione per la raccolta.
Wild
MIxoLoGY
Esce in libreria l’8 novembre Wild Mixology
il primo libro di wood*ing wild food lab
Tecniche innovative e ingredienti selvatici
per una nuova filosofia di miscelazione dei cocktail
L’attenzione all’ambiente e alla salute sono tematiche imprescindibili in tutti gli ambiti della nostra esistenza. Wood*ing, che ha questi elementi come propria caratteristica fondante, presenta finalmente al pubblico i risultati di alcuni anni di ricerca sull’utilizzo delle specie selvatiche vegetali nel campo della miscelazione. Fiori, foglie, licheni, radici e cortecce, utilizzati nella massima consapevolezza ambientale e nel rispetto degli ecosistemi, sono risorse straordinarie dal punto di vista organolettico e nutrizionale. Attraverso la sua rivoluzionaria ricerca verso un modo di bere più intelligente e sostenibile, wood*ing pone le basi per una nuova filosofia di miscelazione contemporanea.
Il volume, in uscita l’8 novembre per Mondadori, contiene 30 ricette originali a cura di wood*ing complete di descrizione accurata delle specie selvatiche utilizzate e accompagnate dalle suggestive foto di Marco Varoli. Di notevole rilevanza è anche la presenta della spiegazione dettagliata di 48 tecniche altamente innovative di fermentazione e lavorazione della materia selvatica. Si tratta evidentemente di un testo dedicato ai professionisti del settore, ma non solo. Come scrive Massimo Bottura nella prefazione, “Riscoprire l’origine delle cose e capire perché sia nato un certo mito, scavare in profondità e avere davvero rispetto degli ingredienti sono le armi fondamentali per essere contemporanei.”
Chiunque sia curioso o desideroso di riconnettersi in maniera più autentica con l’ambiente troverà innumerevoli spunti e approfondimenti.
I 30 testi introduttivi sono firmati Enrico Vignoli, che con una scrittura colta e sagace conduce il lettore in piccoli viaggi, lampi di sogno poetici e suggestivi.
“Il lavoro sperimentale di wood*ing ha condotto a risultati che mostrano valenze assolute: innovazione di prodotto, bevande salutari, sostenibilità, gusti inediti.” scrive Davide Paolini nell’introduzione, illustrando in poche parole il senso complessivo del progetto. “Cerchiamo di trovare nell’atto di degustare un drink, un legame e una riconnessione con l’ambiente, attraverso ingredienti selvatici interessanti sia sotto il punto di vista nutrizionale sia sotto quello organolettico ma a bassissimo impatto ambientale,” scrive Valeria Margherita Mosca, fondatrice del lab.
Scheda tecnica:
Titolo: Wild Mixology
Sottotitolo: Tecniche innovative e ingredienti selvatici per una nuova filosofia di miscelazione dei cocktail
Editore: Mondadori Electa
Copertina rigida, 143 pagine
In vendita a 29,90€
Testi ricette e preparazioni base: wood*ing wild food lab
Testi: Enrico Vignoli
Forografie: Marco Varoli
Editing: Stefano Tosoni
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liKe a foRest
E’ un progetto multidisciplinare che attraverso studi di etnobotanica, alimurgia e foraging, progetta campi sperimentali per la coltivazione biologica a basso impatto ambientale di piante spontanee alimurgiche nel proprio habitat naturale per rinforzare le specie in via di estinzione e preservare la biodiversita’, recuperare aree ex agricole in stato di abbandono o semi abbandono degli alpeggi di montagna, zone costiere e zone urbane per riattivare il tessuto socio-economico locale e, contemporaneamente, formare le nuove menti alla connessione con l’ambiente naturale inteso come risorsa.
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Il primo programma di studi di foraging per la scuola elementare e media in Europa.
Ciclo di 3 lezioni di foraging* gratuite all’interno delle scuole elementari e medie
(*per foraging si intende: esplorare ambienti naturali incontaminati raccogliendo, nel completo rispetto degli habitat e degli ecosistemi, vegetali o parte di essi ritenuti adatti al nutrimento umano.) Una risorsa per far avvicinare i bambini all’ambiente e alla cura e rispetto per esso attraverso divertenti, stimolanti e formative lezioni per imparare a conoscere, degustare ed esplorare i cibi selvatici vegetali.
Dall’estate 2017 i primi campus di 5 gironi consecutivi per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni in Valmasino, Parco dello Stelvio, Val d’Intelvi e altri territori italiani. In collaborazione con ERSAF.